venerdì 25 novembre 2011

Grazie agli studenti di Perugia



Grazie di cuore agli studenti del corso di sociologia di Perugia, della facoltà di Scienze Politiche, per l’attenzione e la partecipazione dimostrata durante la presentazione di EMOZIONI PRIMARIE di questa mattina. Grazie anche ai professori Santambrogio e Crespi che hanno letto e discusso con noi del libro sollevando anch’essi nodi problematici. Molte le questioni politiche poste dagli studenti, molte e molto interessanti anche le domande che gli studenti hanno fatto e a cui non siamo riusciti a rispondere a causa dei limiti di tempo imposti dall’orario delle lezioni universitarie. 

Ecco quindi le risposte e le riflessioni che come autori di Emozioni Primarie sentiamo di dare ai tanti stimoli ricevuti durante la presentazione perugina.



I social network servono?
in che misura i social network abbiano pesato nella campagna elettorale delle primarie napoletane? Era questo il senso della domanda. Certamente i SN sono indispensabili nella messa a punto della proposta politica, poiché consentono di conversare su stralci programmatici e slogan politici meglio che in ogni altra arena della sfera pubblica. In termini di costruzione della proposta e di valutazione e verifica dell’efficacia del messaggio politico ci sembra francamente impossibile operare senza l’ausilio e l’apporto contenutistico dei SN. Diverso è l’impatto in termini di partecipazione reale. Il passaggio dal virtuale al reale è percentualmente molto basso a meno di non direzionarlo a favore di gruppi sociali specifici (amici, parenti, colleghi, ecc.) chiamati a partecipare  e a conversare attorno ad eventi che li riguardano direttamente (incontri, feste, convention, ecc.). Ma se I SN sono utilizzati come piattaforma per costruire un pubblico nuovo, capace di mobilitarsi anche fisicamente, partecipando ad un appuntamento pubblico sulla base di una chiamata proveniente dalla rete, allora occorre ricordare che ad eccezioni di grandi campagne politiche che si autogenerano, è davvero molto difficile e dispendioso provocare tale partecipazione.
i politici di professione sanno andare sul campo?
possono i politici essere tra le gente così come fa il sociologo quando interroga la realtà durante le sue ricerche? La risposta qui è categorica: NO! il sociologo sa osservare, dispone di tecniche e di strategie relazionali per fare domande e per analizzare le risposte.  senza contare il clima di forte diffidenza verso la precedente amministrazione visto che le primarie napoletane si sono svolte in un periodo di gravissima crisi dei rifiuti che avrebbe esposto il candidato a situazioni difficili di ordine pubblico. 
Napoli incubatrice di piaghe sociali!   
più che una domanda qui si trattava di una vera e propria analisi espostaci da una studentessa che aveva trascorso più di un anno a Napoli. l’eccezionalità della situazione napoletana è data dalla contemporanea presenza di problematiche acute quali la mancanza di lavoro tipica del Mezzogiorno, la criminalità organizzata che domina interi quartieri della città, la ventennale questione dei rifiuti a cui si devono sommare problematiche presenti in tutte le altre città quali il traffico, l’inquinamento, le carenze nei servizi pubblici, ecc. Il libro nel racconto delle elezioni primarie del Partito Democratico fa continuamente i conti con i vincoli imposti dal contesto  nel quale ci siamo trovati ad operare. 
Ci sono giovani napoletani interessati alla politica?
durante la presentazione abbiamo mostrato video interviste realizzate nelle università napoletane agli studenti dove su circa 200 testimonianza soltanto pochi erano a conoscenza delle primarie e in generale emerge un quadro sconfortante di forte disaffezione e distanza dalla vita pubblica cittadina. Sui giovani si è aperto un vero e proprio dibattito che avrebbe meritato più tempo. In molti ci hanno chiesto se la nuova amministrazione sta mobilitando gli interessi dei più giovani e nel concreto cosa si può fare per superare il disinteresse giovanile rispetto alla politica. La nuova amministrazione sta dimostrando di saper comunicare meglio ai giovani, basta guardare la comunicazione web 2.0 fin dal sito del comune di Napoli. Rispetto alle politiche giovanili a nostro avviso molto dipenderà dalle politiche culturali e dai grandi eventi che avranno il difficile compito di rianimare il tessuto connettivo giovanile interno alla città prima di rilanciare Napoli a livello internazionale. 
Quanto i dati raccolti sul campo hanno influenzato la campagna del nostro candidato?
Moltissimo e ovviamente non soltanto il nostro candidato ma tutti i candidati alle primarie si sono avvalsi delle indicazioni provenienti dai sondaggi e dalle video-interviste realizzate in strada con metodo etnografico. 
il Pd conosce Napoli?
Certamente sì! il problema è l’utilizzo che si è fatto di questa conoscenza fino ad oggi (meglio fino allo strappo che De Magistris ha provocato con la sua vittoria elettorale alternativa al PD). Il Pd conosce Napoli molto bene e si è giovata a lungo di questa conoscenza per costruire e rafforzare il suo voto in città sebbene replicando pratiche clientelari, voto di scambio e compravendita di voti tipicamente ricorrenti nel contesto partenopeo. La vicenda delle primarie napoletane è anche la ricostruzione storica di tante cattive pratiche messe in atto in ragione del consenso politico. 
ma la comunicazione politica fino a 30 anni fa non la facevano i partiti? 
questa volta l’obiezione, dal sapore provocatorio è stata lanciata dal Prof. Santambrogio. Certo che da allora è cambiato il mondo e di partiti organizzativi di massa se ne vedono sempre di meno. Allo stesso tempo la comunicazione si è molto diversificata e gli strumenti sono così tanti che le scuole di partito non sono più in grado di sfornare professionisti della propaganda all’altezza delle sfide imposte dalla società post-moderna.
Così come succede anche nelle imprese, i partiti hanno cominciato a esternalizzare funzioni, dando a società esterne il compito e l'onere di costruire messaggi, strategie di comunicazione, ecc.
ha davvero senso la ricerca in occasione di un appuntamento come le primarie?
sintetizziamo in questa formulazione le tante curiosità espresse sugli esiti del metodo utilizzato. Difficile per noi immaginare un intervento di comunicazione che prescinda dalla ricerca scientifica, perché operiamo in qualità di ricercatori a mobilitando il mondo della ricerca nelle scienze sociali in qualsiasi piano di comunicazione elaboriamo. Politologia, sociologia, geografia, urbanistica, filosofia, economia, antropologia, ecc., sono i bacini di competenze da cui Think Thanks si approvvigiona nella elaborazione delle soluzioni comunicative. Qualcuno in sala ci ha fatto notare che per la politica la ricerca può essere un fiore all’occhiello più che un esigenza reale di conoscenza. Si fa ricerca per ostentare capacità di coinvolgere competenze più che per l’esigenza concreta di avvalersi dei risultati della ricerca scientifica. Ma quest’ultima considerazione ci sembra più appropriata alle ricerche commissionate da istituzioni pubbliche e da enti di governo, rispetto a quanto succede per le ricerche commissionate dai politici di professione per ragioni elettorali. In quest’ultimo caso esiste un esigenza reale di conoscere i risultati della ricerca per modulare la propria offerta politica su quello che la gente si aspetta.   

funziona di più la quantità o la qualità?
in termini di impatto sull’opinione pubblica funziona di più la quantità sebbene storie avvincenti spesso hanno maggiore presa più di tanti numeri sulla memoria delle persone. Non è un caso che a ridosso delle elezioni si moltiplichino sondaggi volti a comprendere orientamenti, preferenze e opinioni tali da agevolare la previsione del comportamento elettorale. I numeri servono per convincere opinionisti e osservatori, per stimolare il dibattito pubblico partendo da una presunta oggettività statistica. I racconti, le testimonianze orali, i discorsi influenzano il voto di tutti gli elettori in maniera decisiva, arrivando anche ai cittadini poco informati e distratti sulle misurazioni dei tecnici. Nel libro emozioni primarie mostriamo l’importanza sia della ricerca qualitativa sia della ricerca quantitativa con una dettagliata appendice dedicata ai sondaggi realizzati. Come ricercatori che operano nella messa a punto di strategie comunicative possiamo dire che sono importanti tanto i numeri che le parole, consapevoli tuttavia che entrambi possono essere pesantemente manipolati.


Massimo Cerulo e Lucio Iaccarino

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