Alberto Corbino, personaggio chiave di Emozioni primarie, tra i 10 contributors della società civile che affiancavano il candidato, l'esperto dei rifiuti che durante la campagna delle primarie a Napoli ha proposto soluzioni e interventi sull'ambiente e sulla qualità della vita urbana napoletana, torna sull'emergenza suggerendo considerazioni e vie d'uscita dalla crisi.
Si dice che il rapporto di ognuno di noi con la propria città natale sia come quello madre-figlio: un rapporto viscerale ed inevitabile, quindi. Pochi giorni fa, ho fatto da guida per le vie di Napoli ad alcuni colleghi stranieri, nell’ultima tappa di un percorso comune durato due anni e che è passato per Polonia, Slovenia, Francia, Malta, Lituana, Spagna, posti in cui rifiuti non ne ho mai visti, come se non li producessero, non una carta a terra. Giovedì mattina li ho incontrati a Piazza Dante e subito sono stati rapiti dal fascino del nostro centro storico: viaggiatori esperti, eppure rimasti a bocca a aperta di fonte a questa città fuori dal comune. Cercavo di spiegare loro Napoli, nel suo ricco passato e complesso presente e quasi mi sembrava di riuscirci col mio arrancare tra i nozionismi e le semplificazioni di storia e sociologia. Poi, eccoli lì, ammucchiati in un vicolo, i primi cumuli di rifiuti… livelli ancora accettabili per noi assuefatti all’inferno dell’emergenza, mostruosità già incomprensibile per loro. Mi sono limitato a dire: bad governance.. e mi sono vergognato di quella madre così bella ma che si presentava ai miei ospiti sciatta, nei suoi vestiti più luridi, ubriaca e strafatta, urlante oscenità.
I miei colleghi ora sono partiti, le foto della pizza e dei rifiuti sono già su facebook. A me non rimane che cercare di capire e suggerire il buon senso alle istituzioni.
I rifiuti sono un problema, ma non tutti i rifiuti sono uguali. Avessimo per la strada montagne di allumino, vetro o plastica ci si potrebbe divertire a fare istallazione d’arte estemporanea. Il problema, soprattutto con questo caldo, è la frazione umida, cioè i rifiuti organici e i pannolini; tutto il resto può attendere, essere comodamente ammonticchiato, impacchettato, spedito, triturato. Le bucce, i resti di cibo e la cacca santa dei bimbi no: è materia che si decompone, fermenta, asfissia, produce batteri, alimenta zanzare, zoccole e scarrafoni: di questo occorre preoccuparsi, a questo occorre dare priorità assoluta, da ieri. Il Comune si sta ponendo il problema di come togliere di strada le montagne di monnezza. Una volta che ci sarà riuscito (insciallah!) deve dare gli strumenti ai cittadini per ridurre, da subito, l’umido, perché la spazzatura si produce ogni giorno ed occorre produrne di meno:
- le parti non utilizzabili dei prodotti ortofrutticoli restino fuori Napoli, così come nuovamente stabilito da una ordinanza comunale (n° 1950 del 22/11/2010);
- alle famiglie / condomini che hanno spazio venga distribuita una compostiera per l’umido e, dopo una fase di sperimentazione, sia ridotta pur simbolicamente la TARSU, esperimento che ha avuto successo a Genova, città a noi speculare;
- gli sfalci di giardinaggio privati e pubblici vengano prelevati da apposito servizio e portati in compostiere localizzate nei principali parchi urbani;
- siano distribuiti buoni per acquistare pannolini riciclabili, lavabili in lavatrice: per quanto scomodi sono certo che molte mamme napoletane sensibili al problema rifiuti li utilizzerebbero.
Gocce nel mare? Forse, ma tutto serve per ritardare la marea immonda che tutto sommerge. Non siamo in emergenza: siamo in guerra!
Nel frattempo la Provincia dovrebbe procedere a far costruire gli impianti di compostaggio, senza i quali non è possibile smaltire in maniera efficiente la frazione umida.
La Regione dovrebbe pensare al resto: trovare i soldi, coordinare, individuare e sbloccare spazi per lo stoccaggio temporaneo. E, probabilmente, se alcune amministrazioni (Napoli e Pozzuoli in testa) non dimostreranno di saper intraprendere efficaci soluzioni alternative, seguendo l’esempio sorprendente di Comuni pur complessi come Portici, la Regione dovrà procedere alla costruzione del termovalorizzatore di Napoli Est. Perché … ce lo meritiamo!
Alberto Corbino
(docente a contratto di Economia e diritto ambientale presso la Facoltà di Scienze MMFFNN dell’Università Federico II di Napoli).
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