giovedì 19 maggio 2011

CAPIRNE QUALCOSA



di LUIGI ROSSI

La tornata elettorale di questa metà di maggio 2011 è stata cariche di sorprese: Pisapia che non solo arriva al secondo turno, ma ci arriva con un bagaglio di voti addirittura superiore a quello di Lady Moratti, Napoli che vedrà fra 2 settimane il ballottaggio (prima sorpresa) fra Lettieri e l’outsider De Magistris (sorpresa della sorpresa).
Nella Capitale del Mezzogiorno dopo “quel pasticciaccio brutto” delle primarie prima celebrate e poi annullate, nessuno si sarebbe aspettato un ballottaggio, ne tantomeno che l’ex magistrato potesse spuntarla contro la nomenklatura Democratica… e visto che negli ultimi anni se Milano è stato il fortino di partenza del fenomeno Berlusconi, a Napoli si sono giocate molte importanti partite politiche: la crisi rifiuti imputata, a seconda delle campagne elettorali, a Governo Nazionale, Provincia, e Regione hanno portato nel biennio 2008-2010 alla conquista di una messe di voti nella città partenopea enorme, e alla conquista delle poltrone di Presidente della Provincia e Presidente di Regione...
Una sconfitta, o almeno una mezza sconfitta per il PdL cittadino che non passa al primo turno, che vede traballare la certezza di fare quel triplete (Regione- Provincia di Napoli- Comune di Napoli) che nei primi anni 2000 fu del Centrosinistra.
Dalle parti del Centrosinistra gli umori sono diversi: euforico e galvanizzato De Magistris e le leiste che lo hanno sostenuto, sconfitto e costretto ad appoggiare un candidato che non proviene dalle sue fila PD.
Il PD, già, che ha annullato per brogli le Primarie, le elezioni “fatte in casa”, per il notissimo affaire Cozzolino- Ranieri, figli di un eterno dualismo che attanaglia il PD cittadino fra Bassoliniani e anti-Bassoliniani, dualismo mai superato e che imbriglia oramai da molti, forse troppi anni, il maggiore partito di centrosinistra e che lo costringono a chiudersi in sé stesso e a limitare la propria azione politica sui territori. Un PD che non ha mai dimostrato di essere maturo e diventato grande e ricorre e in questa guerra interna tra bande non ha ancora imparato a vivere con serenità la propria dialettica interna e soprattutto non ha messo ancora in campo un ricambio generazionale vero ed effettivo (la maggior parte dei dirigenti non sono altro che lo specchio di queste bande che si fronteggiano da quasi un decennio, sin dai tempi de L’Ulivo e dei DS e Margherita) che dia la sensazione e l’effettiva certezza di un cambio di passo, di un cambiamento vero.
Di questa situazione ne ha approfittato Luigi De Magistris, che si è proposto alla cittadinanza come un candidato di rottura, fuori dagli schemi del politichese napoletano che ha prodotto solo i nuovi cumuli di rifiuti per le strade di Napoli, che sembra far vivere alla bella Partenope un profondo e lunghissimo sonno, parlando un linguaggio semplice, diretto, facendo leva sulla questione morale e su pochi e diretti interventi pratici per Napoli e per cercare a sbloccare Napoli dal pantano.
Quanto possa essere veritiero e applicabile il programma di De Magistris lo si potrà vedere solo alla prova dei fatti, se il Magistrato napoletano siederà sulla poltrona che è stata, negli ultimi 20 anni di Antonio Bassolino e di Rosa Russo Iervolino, ma nel frattempo la sua scommessa l’ha vinta: la gente ha scelto lui come il più credibile avversario del centrodestra.
De Magistris ha “raccolto” molti più voti delle liste che lo appoggiavano: dei voti totali il 27,32% sono al solo sindaco: più di 1 elettore su 4  ha votato lui, solo lui, e dei 128.303 voti “solo” 68.522 hanno votato per le liste che lo appoggiavano in pratica quasi 1 elettore su 2 ha votato De Magistris e non le sue liste, dato che vediamo capovolte per Morcone che ha raccolto meno delle liste da lui sostenute (circa 4000 voti).
Dati che si prestano alle più svariate chiavi di lettura, ma che sono il sintomo di un acceso e profondo leaderismo: la gente ha votato il leader di una coalizione, non per i suoi partiti, ha votato quanto possa essere credibile un leader e non la squadra che lo sostiene, relegando, i partiti al mero ruolo di scegliere il “capitano” migliore…
Un cambiamento di cui la politica non potrà certo non tenere conto e che è frutto anche di situazioni personali e collettive che vedono le nuove generazioni, e non solo le nuove generazioni, in una visione sempre più individualistica della società complice anche la nube di quel precariato che diviene sempre più non solo condizione lavorativa ed economica, ma anche esistenziale: i risultato è un voto verso il singolo, l’Uno come panacea di tutti i mali, un Uno che riesce a dare certezze, riesce a parlare la tua lingua… un voto che quindi dimostra quanto la società cambia, di quanto questo Terzo Millennio abbia abbandonato le categorie Novecentesche di Partiti e di quanto si apra ad una concezione della politica e dei ruoli del tutto nuova: ai partiti il ruolo di interpretare questi cambiamenti…

Ultima ma non ultima considerazione è nessuno fra i due partiti maggiori ha da gioire: se il PDL in un anno a Napoli perde un 6,64% , il PD in un anno perde l’8,83%... una fuoriuscita di voti pesante per entrambi… in attesa del ballottaggio possiamo dire che nessuno ha ancora vinto, ma di sicuro i partiti han perso…

LUIGI ROSSI

NOTA
Grafico: percentuali di voti nel Comune di Napoli per partiti nelle ultime consultazioni elettorali (fonte: Ministero degli Interni)
*per il Pdl nel 2006 sono stati sommati i voti di ìForza Italia e di Alleanza Nazionale, nel 2011, quelli Del PdL e di FLI,
** per i dati del PD nel 2006 si sono sommati quelli di Ds e Margherita.


Nessun commento:

Posta un commento