lunedì 13 giugno 2011

Emozioni Primarie Nero Su Bianco





SOTTO IL PARTITO NIENTE
Nel libro Emozioni primarie due sociologi, Lucio Iaccarino e Massimo Cerulo, svelano i retroscena delle primarie del PD a Napoli, celebrate e poi “rimosse” dai vertici romani del partito. Il diario di cinque mesi di appassionato lavoro dietro le quinte: entusiasmo e illusione che lasceranno il posto ad amarezza e frustrazione. Un ritratto impietoso (ma molto divertente) delle stanze chiuse della politica partenopea
Lo dico subito: Emozioni primarie è un libro da non perdere, scritto con passione e intelligenza e rivolto a un pubblico raffinato. Confesso che avrei voluto avere l’intuizione del giornalista Claudio Pappaianni de L’Espresso che per la sua recensione del libro ha trovato un titolo impareggiabile: Primarie alla napoletana (L’Espresso n. 9/2011 ). Emozioni primarie (Guida Editore) è un racconto avvincente e, al tempo stesso, un’analisi accurata delle dinamiche che regolano le vicende politiche napoletane (di conseguenza, campane) elaborata da un punto di vista privilegiato, da dietro le quinte. Lucio Iaccarino e Massimo Cerulo, infatti, sono stati i consulenti e gli ispiratori (fino a un certo punto) della campagna elettorale di Nicola Oddati, uno dei quattro candidati alle primarie del PD per la scelta del candidato sindaco a Napoli. Detta così potrebbe sembrare un saggio di marketing politico destinato a un pubblico di addetti ai lavori; ma, vi assicuro, non è solo questo. L’intuizione dei due sociologi è stata quella di divulgare una raffinata analisi socio-politica come corollario di una vicenda raccontata con la verve e la spigliatezza del diario. Il diario di cinque mesi di appassionato lavoro, traboccante di emozioni contrastanti, al fianco dell’ex assessore alla cultura Nicola Oddati, bassoliniano doc. Scritto come un soggetto cinematografico, lo stile è quello della “presa diretta”, della telecamera a spalla: il lettore viene a trovarsi nella scena, in mezzo ai protagonisti. Sembrano percepirsi perfino gli odori, i sapori, la temperatura di quelle giornate napoletane tra fine estate e inverno. Si riflette, si capisce, e si sorride tanto, grazie alla sottile ironia di cui l’intero libro è imbevuto. Gustosissime le pagine dedicate alle riunioni con lo staff politico di Oddati o la descrizione di alcuni protagonisti (leader locali del PD, candidati, portatori di voti, improvvisati esperti di comunicazione, segretarie, portaborse) che vengono descritti con impietosa precisione. Il ritratto di un mondo, quello delle segreterie e degli staff politici, che gestisce (a Napoli come altrove) le istituzioni come esclusivi club privati, che evita il confronto con un pensiero “altro”, quello dei tecnici, degli intellettuali; confronto dal quale, inesorabilmente uscirebbe ridimensionato. La resistenza di una miope classe politica ad avvalersi delle migliori risorse della società e la simmetrica frustrazione di chi, con titoli e competenze (scienziati della politica, esperti di marketing o di comunicazione, sociologi), è sistematicamente escluso ed emarginato, ritenuto non idoneo alle regole del gioco. Il conflitto tra due mondi: passione e competenza contro cinismo e improvvisazione, spirito critico contro mera fedeltà al capo. Questo, a mio parere, il tema centrale del bel libro. Ritroviamo così baby face, il tremante, il baffo, le veline, l’ape regina, e tanti altri personaggi che, valutati “a prescindere” dal proprio contesto autoreferenziale, evidenziano tutta la loro inconsistenza. Sullo sfondo, il racconto di quello che è accaduto a Napoli tra agosto 2010 e gennaio 2011, prima e durante le primarie PD. Una vicenda paradossale: un partito dilaniato dalle primarie, quattro candidati che si affrontano senza esclusione di colpi bassi, una partecipazione straordinaria della “base” (votano più di 40.000  napoletani, e anche tanti cinesi!), e poi… colpo di scena! Andrea Cozzolino, risultato il più votato, viene invitato a fare un passo indietro. Il resto della storia la conoscete già.
Ma basta “far parlare” il libro e si rimane rapiti, si viene con forza portati dentro le stanze dei protagonisti: “Oddati entrò in contatto telefonico con Ranieri. Rapido conciliabolo. Viso del baffo contratto. Chiuse la conversazione e chiese a tutti di uscire dalla stanza. Restarono dentro in pochissimi: lui, i due consiglieri regionali, il braccio destro, il capogabinetto, Lucio e qualche altro. A quanto sembrava, il Pd cercava di correre ai ripari. Considerata la Caporetto che Cozzolino stava infliggendo a tutti, qualcuno ai piani alti del Pd avrebbe pensato di salvare il salvabile, si disse addirittura che si stava cercando di “trasferire” una parte dei voti di Oddati sul candidato ufficiale, Ranieri (…). E così, in alcuni seggi “sicuri” una parte dei voti di Oddati sarebbero stati spostati su Ranieri, contando sulle matite non indelebili a disposizione per le primarie”. Oppure dare una scorsa ai titoli dei paragrafi… Il fantasma di Bruxelles, Quinto Fabio ci fa un baffo, La svolta del Bambiniello, Pronto si’ tu?, La notte dei lunghi coltelli… e si intuisce l’ironia, la brillantezza dello stile, l’arguzia con la quale Iaccarino e Cerulo dipingono questo affresco napoletano. Un libro interessante per gli addetti ai lavori (apprezzabile la sezione dedicata ai sondaggi effettuati prima del voto), catartico per i simpatizzanti del Partito Democratico e gratificante per gli avversari. Un racconto avvincente per tutti quelli che amano o odiano Napoli, che troveranno spunti per confermare la loro scelta, ma anche (la citazione mi sembra opportuna) per chi, pur non ritrovandosi in queste categorie, apprezza le buone letture e cerca occasioni di stimolo al pensiero critico.

FRANCESCO BONITO 

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